Arma d’asta tipica della fanteria, lo iari era costituito da una lama diritta con punta e due tagli innestata su un’asta in legno tramite un codolo della lama. La lunghezza di lama e asta variavano in base al modello ed all’utilizzo (dai due metri fino ad oltre tre metri e più). Una tale arma, in cui la lama non risultava particolarmente costosa nella fabbricazione (comparata al costo di una spada) ha consentito una produzione di massa di lancie ad uso di eserciti di fanti. Tale opportunità ha fatto sì che la lancia sia stata adottata come arma principale della fanteria e drappelli di lancieri continuarono ad esistere anche dopo l’avvento delle armi da fuoco (mai diffuse, nel Giappone medievale, in modo massiccio come in occidente). L’arte del combattere con lo iari (sojutsu) è presente in diverse scuole fin dal 1400. La lancia (mai scagliata verso il nemico come erano soliti fare gli eserciti antichi occidentali) colpisce prevalentemente di punta; il guerriero si esercitava ad eseguire attacchi ripetuti in cui la lancia, tenuta saldamente con la mano destra (arretrata rispetto la sinistra), scorre all’interno della mano sinistra a produrre un affondo di temibile efficacia. Alcune variazioni nella forma della lama prevedono l’adozione di appendici laterali, anch’esse affilate, atte a tagliare, o, in caso di utilizzo contro un nemico a cavallo, afferrare e sbilanciare il cavaliere. Nello stesso esercito potevano essere utilizzate lancie di lunghezza differente in relazione alla posizione ed ai compiti del fante.
La più antica scuole che ha codificato tecniche di sojutsu è la Tenshin Shoden Katori Shinto Ryu. Fra le altre scuole antiche di sojutsu citiamo la Fuden Ryu.