La necessità di raccogliere informazioni sul nemico costituisce, in ogni tempo e paese, elemento primario nella formazione di qualsiasi strategia efficace. L’esigenza di avere a disposizione spie e guastatori efficienti portò, in Giappone, al costituirsi di scuole dedicate allo scopo. In principio erano assegnati a compiti di spionaggio solo i non appartenenti alla classe dei samurai, con il tempo, per consentire un completo controllo sui gruppi adibiti allo spionaggio, le tecniche furono apprese anche guerrieri di classi più elevate e non sono poche le scuole di bujutsu che prevedono nel loro curriculum anche lo studio del ninjutsu. L’agilità e la versatilità erano caratteristiche imprescindibili dei ninja, così come la capacità di creare diversivi o situazioni di disturbo. La possibilità di condurre azioni in campo nemico, lontano da possibili soccorsi, obbligava a conoscere anche elementi di medicina e primo soccorso. La più completa segretezza sugli appartenenti a questi “corpi speciali”, così come quella sulle tecniche di allenamento, ha contribuito, insieme ad una filmografia di dubbia qualità, ad ammantare la figura del ninja di un fascino a volte ingiustificato. I racconti popolari, facendo leva sull’immaginario e sulle paure collettive, hanno amplificato le capacità de ninja fino ad attribuirgli poteri magici.